martedì 12 luglio 2011

GLI AVOCADOS NEL NOSTRO GIARDINO


Le piogge hanno fatto maturare dei magnifici avocados che pendono nel nostro giardino, a grappoli, tentatori. Con una scala (chiamarla scala è un eufemismo, ma chiamiamola così, per capirci) tento di prendere i più bassi, ma i giovani che lavorano nella panaderia escono di corsa e mi bloccano:
"Sei pazzo? Vuoi finire in prigione?"
Ollallà, cos'avrei mai fatto?

Pensa, avrei commesso un furto e il padrone sembra molto severo, infatti al contrario che dalle nostre parti, se i frutti pendono nel tuo giardino tu non li puoi cogliere ma sono di proprietà di dove affondano le radici dell'albero.
Incredibile, vero?

Così, se un proprietario ti affitta il suolo dov'è la tua casa, devi accordarti ben bene, perchè in mancanza di chiarezza l'affitto che paghi è per la casa MA NON PER LA FRUTTA che matura sugli alberi del terreno affittato...
ehehehe

Ormai sono tante le regole e regolette che ho vissuto in contrasto con quello che mi pareva il comune sentire, che ormai non ci faccio più caso, anzi, ogni volta mi viene in mente uno dei miei grandi Maestri, lo storiografo accademico di Francia protetto dalla Pompadour, tal Francois Marie Rouet per gli amici Voltaire che nel suo Dizionario Filosofico citava una tribù di Timbuctu dove come rito di iniziazione ai giovani veniva tolto un testicolo.
(Sono certo che Voltaire usava Timbuctu come luogo immaginario: io ci sono stato ed è un luogo di dignitosa civiltà).

Insomma, per farla breve, Voltaire immaginava i discorsi degli intellettuali nei salotti buoni di Parigi mentre si chiedevano com fosse possibile una civiltà con uomini sprovvisti di un coglione, mentre in qualche spiazzo di Timbuctù nello stesso momento alcuni saggi probabilmente si stavano chiedendo come facessero i parigini a vivere con due...

ehehehehehe

Aldo Vincent